6 novembre 2009
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22:03
Una delegazione del Partito dei Comunisti Italiani, composta dal Segretario Regionale Giuseppe Merico e dal responsabile regionale degli enti locali Franco De Mario, ha incontrato il Presidente della Regione Puglia Vendola, aderendo alla sua richiesta.
Nel lungo incontro franco e cordiale, abbiamo avuto modo di ribadire il nostro giudizio critico sui cinque anni di governo della Regione Puglia. Un giudizio che certamente non sottovaluta le cose positive che pure sono state fatte e le difficoltà dovute anche alle condizioni di partenza.
Quel ch’è mancato é il segnale forte di discontinuità nei metodi di governo e nella gestione delle risorse pubbliche. L’esperienza è stata segnata da una torsione presidenzialista della gestione, mediata in una logica di potere essenzialmente col PD.
E’ venuta meno ogni pratica di coalizione, per questo oggi è divisa, ed è stata mortificata la Politica ed il ruolo dei partiti.
In questo quadro, riteniamo sbagliato ridurre l’emergere della questione morale in Puglia a comportamenti errati di singoli: vi è, a nostro avviso, una responsabilità collettiva dell’esecutivo e del suo Presidente, dovuta alla incapacità di svoltare rispetto al passato, tagliando col sistema di potere alimentato dalla cattiva spesa pubblica e con gli uomini che lo rappresentavano.
La mancata attribuzione delle deleghe alle Province delle attività di gestione, la mancata riforma dei consorzi di bonifica, degli IACP, degli IPAB, il loro procrastinato commissariamento, negando una gestione democratica, il valzer delle nomine nei diversi enti a partire dalle USL, tutte queste cose ci dicono che la questione morale è pure il frutto del precipitato di una questione democratica di cui la “solitudine” del Presidente è anche causa.
Alla riflessione serie e approfondita di cui vi era e v’è bisogno, purtroppo finora il Presidente Vendola ed il PD hanno preferito la mera tattica politica. Anziché riscoprire le ragioni della vittoria e dell’alleanza di cinque anni fa per rilanciarle, correggendo gli errori fatti, si è perseguito sfacciatamente l’obiettivo di scaricare RC e PDCI per aprire a UDC e a IO SUD, senza alcun risultato.
Oggi, al tardivo tentativo di riaprire un dialogo, non rispondiamo col risentimento. Ma è del tutto evidente che una possibile alleanza col centro sinistra da parte nostra deve prevedere alcuni punti fermi:
1) Non siamo disponibile all’alleanza con formazioni e movimenti sfacciatamente di destra, né a concorrere ad agitare strumentalmente la questione meridionale per giustificarla, né siamo disponibili ad alimentare fenomeni di trasformismo: non ci si può alleare con chi sino ieri era leader del polo in Puglia.
2) Il centro sinistra non può accusare Berlusconi di essere un monarca e poi praticare gli stessi medoti alla regione e negli enti locali, contribuendo a distruggere una cultura e una pratica politica democratica e di comunità che dovremmo essere impegnati a ricostruire.
3) E intollerabile che chi ci propone oggi di allearci nuovamente, dopo averci considerato l’agnello sacrificale per una mendicata nuova alleanza con UDC e IO SUD, continui a svolgere una operazione disonesta di denigrazione presentandoci come una forza incapace di assumere responsabilità di governo dopo averci unilateralmente escluso.
Si sappia che non siamo disponibili a regredire rispetto ad una cultura e una pratica realmente riformatrice che è nella storia dei comunisti italiani.
Ora, sulle questione innanzi indicate, e che abbiamo prospettato al Presidente Vendola, ci aspettiamo segnali chiari ed inequivocabili, innanzitutto dal PD.
Se queste risposte ci fossero, il terreno del confronto programmatico deve avere al centro la rigorosa qualificazione della spesa pubblica, nel mezzogiorno purtroppo sempre utilizzata dai diversi governanti per alimentare il sistema di potere più che per cambiare le sue condizione materiali e che, per la sua rilevanza, finisce per condizionare la stesa vita democratica.
Infine, riteniamo necessario per dare credibilità ad un rinnovato impegno, un rinnovamento della classe dirigente, a partire dalla leadership.
Nel lungo incontro franco e cordiale, abbiamo avuto modo di ribadire il nostro giudizio critico sui cinque anni di governo della Regione Puglia. Un giudizio che certamente non sottovaluta le cose positive che pure sono state fatte e le difficoltà dovute anche alle condizioni di partenza.
Quel ch’è mancato é il segnale forte di discontinuità nei metodi di governo e nella gestione delle risorse pubbliche. L’esperienza è stata segnata da una torsione presidenzialista della gestione, mediata in una logica di potere essenzialmente col PD.
E’ venuta meno ogni pratica di coalizione, per questo oggi è divisa, ed è stata mortificata la Politica ed il ruolo dei partiti.
In questo quadro, riteniamo sbagliato ridurre l’emergere della questione morale in Puglia a comportamenti errati di singoli: vi è, a nostro avviso, una responsabilità collettiva dell’esecutivo e del suo Presidente, dovuta alla incapacità di svoltare rispetto al passato, tagliando col sistema di potere alimentato dalla cattiva spesa pubblica e con gli uomini che lo rappresentavano.
La mancata attribuzione delle deleghe alle Province delle attività di gestione, la mancata riforma dei consorzi di bonifica, degli IACP, degli IPAB, il loro procrastinato commissariamento, negando una gestione democratica, il valzer delle nomine nei diversi enti a partire dalle USL, tutte queste cose ci dicono che la questione morale è pure il frutto del precipitato di una questione democratica di cui la “solitudine” del Presidente è anche causa.
Alla riflessione serie e approfondita di cui vi era e v’è bisogno, purtroppo finora il Presidente Vendola ed il PD hanno preferito la mera tattica politica. Anziché riscoprire le ragioni della vittoria e dell’alleanza di cinque anni fa per rilanciarle, correggendo gli errori fatti, si è perseguito sfacciatamente l’obiettivo di scaricare RC e PDCI per aprire a UDC e a IO SUD, senza alcun risultato.
Oggi, al tardivo tentativo di riaprire un dialogo, non rispondiamo col risentimento. Ma è del tutto evidente che una possibile alleanza col centro sinistra da parte nostra deve prevedere alcuni punti fermi:
1) Non siamo disponibile all’alleanza con formazioni e movimenti sfacciatamente di destra, né a concorrere ad agitare strumentalmente la questione meridionale per giustificarla, né siamo disponibili ad alimentare fenomeni di trasformismo: non ci si può alleare con chi sino ieri era leader del polo in Puglia.
2) Il centro sinistra non può accusare Berlusconi di essere un monarca e poi praticare gli stessi medoti alla regione e negli enti locali, contribuendo a distruggere una cultura e una pratica politica democratica e di comunità che dovremmo essere impegnati a ricostruire.
3) E intollerabile che chi ci propone oggi di allearci nuovamente, dopo averci considerato l’agnello sacrificale per una mendicata nuova alleanza con UDC e IO SUD, continui a svolgere una operazione disonesta di denigrazione presentandoci come una forza incapace di assumere responsabilità di governo dopo averci unilateralmente escluso.
Si sappia che non siamo disponibili a regredire rispetto ad una cultura e una pratica realmente riformatrice che è nella storia dei comunisti italiani.
Ora, sulle questione innanzi indicate, e che abbiamo prospettato al Presidente Vendola, ci aspettiamo segnali chiari ed inequivocabili, innanzitutto dal PD.
Se queste risposte ci fossero, il terreno del confronto programmatico deve avere al centro la rigorosa qualificazione della spesa pubblica, nel mezzogiorno purtroppo sempre utilizzata dai diversi governanti per alimentare il sistema di potere più che per cambiare le sue condizione materiali e che, per la sua rilevanza, finisce per condizionare la stesa vita democratica.
Infine, riteniamo necessario per dare credibilità ad un rinnovato impegno, un rinnovamento della classe dirigente, a partire dalla leadership.